mercoledì 9 marzo 2011

I 150 anni dell'Unità d'Italia, un'occasione persa

Il 17 marzo si festeggerà l’Unità d’Italia, data importante che in perfetto stile italiano sta creando più polemiche (sterili) che altro.

Da questa ricorrenza possiamo prendere spunto, o meglio ragionare, su una cosa evidente: in Italia lo spirito nazionalista e patriottico non è presente. Manca e comincia a mancare soprattutto sulla fetta più giovane di popolazione. Questo è sintomatico di una perdita di certi valori che sono importanti per affermarsi come nazione.

Il marchese D’Azeglio disse giusto: “Pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gli italiani.” A 150 anni di distanza queste parole sono ancora attuali. Anzi, se nel 1861 la mancanza di spirito di nazione era quasi giustificabile, oggi non lo è più.

Ma cosa intendiamo per nazionalismo? Una definizione a nostro avviso esaustiva è quella che si può trovare su Wikipedia: “Si definisce nazionalismo l'ideologia, che è relativa a quelle dottrine e movimenti che sostengono l'affermazione della nazione intesa come collettività omogenea e ritenuta depositaria di valori tradizionali tipici ed esclusivi del patrimonio culturale e spirituale nazionale”.

Perché ci si dovrebbe trovare qualcosa di negativo in questo? E’ ovvio che chi rema contro a questo sentimento è proprio quella parte di popolazione radical chic, piccolo borghese e legata a una certa ideologia sinistrorsa che altro non è che il cancro di un popolo.

Perché non si perseguita chi discredita la reputazione della nazione? Perché nelle scuole in ogni classe non c’è il Tricolore? Perché non viene eseguito l’Inno Nazionale prima di grandi eventi nazionali?

Quando l’italiano si renderà conto che merita di più in termini di rispetto, allora torneremo ad essere grandi sia come nazione che come popolo. E per rispetto non intendiamo il rispetto estero ma quello interno. Pretendere che le cose girino per il verso giusto, pretendere che chi sbagli paga anche, e soprattutto, se si tratta di un politico.

Essere ligi alle regole sembra però che non sia nel nostro DNA, in particolar modo in certe regioni del meridione, dove ancora si può morire di malasanità e dove l’anti-stato (associazioni criminali) detta legge.

A 150 dall’Unità siamo qua a litigare se festeggiare o meno questa ricorrenza, divisi come al solito su tutto, in pieno stile italico. Peccato, poteva essere l’occasione per smentire una volta per tutte D’Azeglio.

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