giovedì 28 aprile 2011

Sarkozy e la sudditanza di Silvio

L’Italia non bombarderà la Libia. Anzi sì, bombarderà la Libia. Questa, in sintesi, è la linea tenuta in politica estera dal governo italiano.
Praticamente tutto e il contrario di tutto. Siamo deboli in politica estera. Questo fatto lo avevamo già denunciato poco tempo fa (Europa? No, Grazie!) e il vedere verificate le proprie profezie e poter dire “noi lo avevamo detto” è veramente di magra consolazione.

Sarkozy  viene in Italia, si incontra con Berlusconi, parlano della crisi libica e dell’immigrazione e tempo un’ora dalla fine dei colloqui il nostro ministro della difesa annuncia che l’aviazione militare italiana prenderà parte ai bombardamenti in Libia. Belle marionette!

È dall’inizio della crisi libica che il nostro governo non sa prendere una posizione che sia netta e chiara. Una posizione che deve tutelare gli interessi del nostro paese. Ebbene, tanto per essere propositivi a differenza di critica e basta, noi diciamo che l’Italia non deve spendere un solo euro per una guerra che si sa dove inizia e non si sa dove finisce. Anzi, dobbiamo concentrarci solo sui respingimenti dei clandestini e sul rimpatrio di chi è già arrivato in Italia. Noi non possiamo più mantenere nessuno in Italia. Abbiamo già un bel carrettone di politici scalda poltrone da mantenere ma anche per loro, un giorno, arriverà l’ora del “respingimento”!

giovedì 21 aprile 2011

Europa? No, grazie!

In questo ultimo lustro abbiamo assistito ad una serie di eventi economici, sociali e politici che mai si erano verificati in simultanea sulla scena globale.

Eventi che per comodità vengono inglobati in quello che ormai definiamo “la crisi” riferendoci per lo più alla crisi economica in senso stretto.

Sappiamo come ci siamo arrivati ma non sappiamo come ne usciremo. E questo è un dato di fatto. Infatti, ad oggi, nessuno sa con certezza se la crisi economica è passata oppure se siamo nell’occhio del ciclone e quindi in un momento di calma illusoria.

Ma veniamo al punto. Che parte svolge la Comunità europea in questa crisi? L’Italia, che fa parte dell’Unione Europea, che benefici ha da questa unione? Nessuno. C’è ancora qualcuno che vuole affermare il contrario? E se vuole affermare il contrario, che tesi porta a sostegno?

La situazione libica ha enfatizzato quanto poco l’Unione Europea può servire all’Italia. Ci hanno lasciati completamenti soli nel gestire i flussi di profughi che arrivano dal nord Africa. L’Europa è un club dove solo pochi soci contano sul serio e traggono benefici da questo accordo. Paesi come la Germania o la Francia prendono le decisioni vere, quelle che contano e che hanno peso. L’Italia non è certo uno dei paesi che conta. I nostri politici non sono in grado di riportarci in una situazione di parità nel peso politico internazionale, non abbiamo credibilità.

Ma a prescindere da tutto ciò, a noi cittadini, chi ci ha mai chiesto se volevamo aderire alla Comunità europea con tutto quello che ne consegue? Nessuno! Ci siamo ritrovati l’euro che ha dimezzato il potere d’acquisto delle famiglie, ci siamo trovati il trattato di Schengen con il quale non possiamo controllare chi viene a casa nostra, il trattato di Lisbona con il quale il parlamento europeo potrà decidere sulla vita dei cittadini italiani…

Per noi la scelta giusta da fare ora è la recessione formale dall’Unione Europea perché continuare per questa strada ci porterà, di fatto, ad essere governati da chi neppure conosciamo. Ci hanno tolto la nostra moneta nazionale, ci hanno tolto i nostri confini, il nostro parlamento è costretto a recepire le direttive europee… che altro dobbiamo aspettare? Che cancellino la nostra storia e la nostra identità?

martedì 12 aprile 2011

I bravi amministratori si vedono nei momenti del bisogno. E in Italia non se ne vedono di sicuro.

Non sanno più che pesci pigliare
Il cammelliere Gheddafi lo aveva annunciato, se mi attaccherete l’Europa sarà invasa da decine di migliaia di profughi. Che l’onda umana che arriva dal nord Africa sia la conferma delle minacce del dittatore libico è fuori discussione ma che abbia messo in crisi l’Europa è quanto mai discutibile.
È invece vero che ha messo in crisi l’Italia, dal punto di vista sociale, economico e soprattutto sul piano politico internazionale e nazionale.

È una crisi che colpisce con pari forza il peso politico internazionale del nostro paese e la maggioranza che governa l’Italia. Dal punto di vista internazionale ci siamo mossi male da subito. O meglio, da subito non ci siamo mossi, e quando lo abbiamo fatto lo abbiamo fatto nella maniera che ci viene meglio e cioè nell’italica maniera. Forse Frattini & Co. speravano che la Francia non andasse fino in fondo cosa che invece è successa. Alla Farnesina, per paura di fare brutta figura e compromettere i rapporti con Tripoli hanno tentennato evitando di prendere una posizione da subito anti – Gheddafi. Questa mossa ci ha di fatto estromessi dalla stanza dei bottoni. Le opzioni erano due, fare la parte del leone con la Francia oppure fare come le Germania, disinteressarci del conflitto e negare le basi fino a quando non fosse stata la Nato a chiederle e anche in quel caso avremmo potuto decidere di non concedere le basi ad aerei che invece di far rispettare la no fly zone attaccano anche al suolo (situazione che non era prevista dalla risoluzione ONU).

Fatto sta che questo conflitto libico ha messo in evidenza i punti deboli del governo, come dicevamo, sia nella politica interna sia nella politica estera. Il ministro dell’Interno Maroni sia in sede europea sia su piani bilaterali con Tunisia prima e Francia poi ha tentato di trovare accordi che sgravassero l’Italia del peso dei flussi migratori. Risposta: l’Algeria per aiutarci vuole soldi, la Francia in sostanza dice che ci dobbiamo arrangiare e l’Europa ci risponde che dopotutto i profughi non sono tanti, ce la dobbiamo cavare da soli. E tutto quello che riesce a dire Maroni è che forse non vale la pena di restare in Europa. Che genio! Che statista!

Quindi, dando per assodato che in Europa non contiamo nulla ora ci resta il problema di quella massa umana che è arrivata e sta arrivando in Italia.

Fuga da Manduria
E anche qui il governo ha gestito la situazione in maniera pessima. Non ci piace fare come la sinistra che critica, spara a zero e non propone mai nulla. Per essere pragmatici la questione clandestini andava gestita in questa maniera: trattenere più clandestini possibili a Lampedusa ed evitare di portarli in continente. E questo perché sull’isola più di là non andavano, in continente scappano dai centri accoglienza e chi si è visto si è visto! Da subito invece cominciare con i rimpatri e i respingimenti. Pattugliare le acque territoriali e riportare in acque internazionali i barconi. E se ONU o UE dicono che non è umano che se li vengano a prendere loro.

I leghisti dicono che questa è una situazione eccezionale e noi diciamo che i bravi amministratori si vedono nel gestire casi eccezionali. In questo caso non ci sono bravi amministratori ma tanti chiacchieroni.

Per finire una considerazione: la Germania ci dice che l’onda migratoria del nord Africa è inferiore a quella albanese o kosovara degli anni 90 e quindi meno pericolosa dal punto di vista socio-economico. Ecco, noi alla Germania rispondiamo così: avete preso in considerazione che la disoccupazione attuale e la crisi economica ci hanno resi più deboli rispetto agli anni 90?

martedì 5 aprile 2011

Rispetto.

Rispetto. Se prendiamo il vocabolario e cerchiamo il significato di questa parola troviamo tra le definizioni frasi del tipo: Sentimento che ci induce a riconoscere i diritti, la dignità di qualcuno” e ancora “Sentimento e atteggiamento di deferenza verso qualcuno che si ritiene degno di stima e di onore”.

Questa parola con un significato così importante manca dal vocabolario del politico italiano, sia di destra sia di sinistra. Mancano di rispetto nei confronti di noi cittadini, del popolo, di coloro che dovrebbero rappresentare. Manca perché non c’è rispetto nel percepire 15.000 mila euro al mese di stipendio e magari non essere presente in aula. Non c’è rispetto nel presentarsi in parlamento sotto inchiesta o peggio con condanne passate in definitiva. Non c’è rispetto nel propagandare dottrine anti-italiane ma continuare a percepire le indennità dallo stato italiano.

Questa è una lista minima, ognuno di noi avrà chissà quanti esempi da portare a sostegno del fatto che chi dovrebbe rappresentarci invece non ci rispetta.

La consolazione è che il problema è trasversale, colpisce la destra come la sinistra. Cosa cambia se al posto di Berlusconi c’è Bersani. Proprio nulla. Basta vedere quanti governi ha cambiato l’Italia dal dopo-guerra. Sono cambiate le cose? No, sono solo peggiorate. La Prima Repubblica si è evoluta in qualcosa di più macchinoso ma allo stesso tempo più resistente. La corruzione e le tangenti continuano come se Mani Pulite non ci fosse mai stata. E gli italiani? Sempre lì a lamentarsi, ad aspettare che le cose migliorino e a imprecare quando invece vanno peggio. Attendismo tipico italiano. Ma è ora di dare un taglio a questo sistema. È ora di pretendere quel rispetto che i politici non ci riservano. Lo vogliamo capire che sono al nostro servizio?

Se le cose vi vanno bene così, allora, dopotutto, non meritate rispetto.