martedì 5 aprile 2011

Rispetto.

Rispetto. Se prendiamo il vocabolario e cerchiamo il significato di questa parola troviamo tra le definizioni frasi del tipo: Sentimento che ci induce a riconoscere i diritti, la dignità di qualcuno” e ancora “Sentimento e atteggiamento di deferenza verso qualcuno che si ritiene degno di stima e di onore”.

Questa parola con un significato così importante manca dal vocabolario del politico italiano, sia di destra sia di sinistra. Mancano di rispetto nei confronti di noi cittadini, del popolo, di coloro che dovrebbero rappresentare. Manca perché non c’è rispetto nel percepire 15.000 mila euro al mese di stipendio e magari non essere presente in aula. Non c’è rispetto nel presentarsi in parlamento sotto inchiesta o peggio con condanne passate in definitiva. Non c’è rispetto nel propagandare dottrine anti-italiane ma continuare a percepire le indennità dallo stato italiano.

Questa è una lista minima, ognuno di noi avrà chissà quanti esempi da portare a sostegno del fatto che chi dovrebbe rappresentarci invece non ci rispetta.

La consolazione è che il problema è trasversale, colpisce la destra come la sinistra. Cosa cambia se al posto di Berlusconi c’è Bersani. Proprio nulla. Basta vedere quanti governi ha cambiato l’Italia dal dopo-guerra. Sono cambiate le cose? No, sono solo peggiorate. La Prima Repubblica si è evoluta in qualcosa di più macchinoso ma allo stesso tempo più resistente. La corruzione e le tangenti continuano come se Mani Pulite non ci fosse mai stata. E gli italiani? Sempre lì a lamentarsi, ad aspettare che le cose migliorino e a imprecare quando invece vanno peggio. Attendismo tipico italiano. Ma è ora di dare un taglio a questo sistema. È ora di pretendere quel rispetto che i politici non ci riservano. Lo vogliamo capire che sono al nostro servizio?

Se le cose vi vanno bene così, allora, dopotutto, non meritate rispetto.

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